martedì 23 giugno 2009

referendum e referenda: osservazioni

Dopo l’inevitabile mancato raggiungimento del quorum nel referendum nazionale del 21 giugno 2009 i commenti fuori luogo degli esponenti della classe politica si sprecano:

Fini: il cittadino non crede più allo strumento referendario

Chiti: bene il mancato raggiungimento del quorum

Casini: referendum fallito miseramente e spreco di denaro pubblico

Calderoli: vittoria della Lega

L’unico che dice per ora una cosa condivisibile è D’Alema: “eliminare il quorum”, ma subito viene colto dal panico dei cittadini e la controbilancia con una tutela per la classe politica “innalzare il numero delle firme”.


Invece non è il referendum uno strumento che ha fallito, ma il modo con cui è stato introdotto dalla nostra classe politica in Italia, che non funziona:

1. il quorum del 50% (che non esiste in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera, California) stimola appunto chi governa a fare appello all’astensionismo per boicottare il referendum invalidandolo e così facendo prevalere la sua parte con minima fatica contando gli astenuti come voti NO.

2. Berlusconi ha sabotato la partecipazione al referendum mettendolo 2 settimane dopo il voto delle europee in una domenica estiva. Negli altri stati europei e in USA al contrario, per stimolare la partecipazione fanno appositamente l’abbinamento elezioni - referendum.

3. in Italia esiste solo il referendum per abrogare una legge già entrata in vigore. In Svizzera e in Baviera esiste invece il referendum opzionale o confermativo, che funziona così: ogni volta che il parlamento pubblica una legge, c’è un periodo di 100 giorni in cui i cittadini contrari possono raccogliere 50.000 firme (1% degli aventi diritto al voto). Se riescono nell’impresa, nella prima data utile riservata ai referendum (ci sono 3-4 domeniche all’anno già prefissate per i referendum) i cittadini sono chiamati al voto, se i cittadini dicono di SI la legge entra subito in vigore, altrimenti non entra in vigore.

4. poi esiste in Svizzera, Baviera e California anche la possibilità di proporre qualcosa tramite referendum, e questo strumento viene chiamato Iniziativa (in Italia, Referendum Propositivo). Con esso i cittadini previa raccolta di 100.000 firme (2 % degli aventi diritto) possono chiedere ai loro concittadini se vogliono introdurre una nuova norma. Se alla votazione la maggioranza dice SI, essa viene introdotta. Senza modifiche. Inoltre è possibile mettere a referendum un quesito semplice e lasciare che venga poi normato dal parlamento, oppure una legge completa di articoli e commi.


Se questi due strumenti, che dove esistono in Svizzera, in California non hanno il quorum e in Baviera dal 10 al 15%, esistessero in Italia, cosa sarebbe successo nel caso della legge elettorale “porcata”?

1. appena Calderoli avesse pubblicato la legge, i cittadini avrebbero raccolto le firme per il referendum opzionale, e la legge sarebbe stata promulgata solo se i cittadini l’avessero approvata. Il tutto in 100 giorni per le firme - un paio di mesi per il referendum, in 5 mesi tutto sarebbe stato deciso. Tempi rapidi e soluzioni condivise. Inverno - Primavera 2006 la legge “porcata” era stata promulgata, entro estate i cittadini avrebbero potuto dire SI oppure NO.

2. se i cittadini avessero accettato la legge porcata nel 2006 quando era stata “creata”, per i più disparati motivi (colpo di sole collettivo, influenza cerebrale, mancanza di informazione vera, mancanza di opposizione, convergenza di interessi di tutti i partiti più grossi PD e PDL) e avessero ritenuto che la legge “porcata” era da cambiare solamente 3 anni dopo, ossia oggi nel 2009, e avessero avuto gli strumenti Svizzeri, Californiani e Bavaresi, avrebbero potuto iniziare la raccolta firme per l’Iniziativa (Referendum Propositivo) per una nuova legge elettorale. L’avrebbero messa al voto di tutti i cittadini e poiché non esiste il quorum, chi fosse andato al voto avrebbe deciso.

La nostra democrazia italiana è una democrazia bloccata, formale, apparente, dove poche persone decidono per 60 milioni. Per trasformarla in democrazia vera, dobbiamo noi cittadini esigere che venga tolto il quorum, che venga introdotto il referendum opzionale e il referendum propositivo. E lo potremo esigere quando in molti sapremo che questi strumenti esistono, ad esempio a pochi chilometri dal nostro confine.

A Rovereto (TN) ci stiamo impegnando da 2 anni per questo motivo: togliere il quorum dai referendum comunali. L’11 ottobre 2009 i cittadini roveretani saranno chiamati alle urne per dire SI ed eliminare il quorum.
http://www.cittadinirovereto.it/diario/i-quattro-quesiti-referendari/

Paolo Michelotto - 23 Giugno 2009


Osservazioni personali

A. Cosa succederebbe se nel nostro Comune si iniziasse a costruire un edificio delle Responsabilità?
Sicuramente si produrrebbero quesiti/responsabilità di questo tipo:


REFERENDUM DAY ROVERETO

1. Referendum Propositivo per la determinazione del quorum di validità dei referendum comunali: Vuoi che le consultazioni referendarie siano valide qualsiasi sia il numero di elettori che vi prendono parte?

2. Referendum Propositivo per realizzare il Piano Regolatore Generale Comunale con la partecipazione dei cittadini: Vuoi che il Piano Regolatore Comunale di Rovereto, che stabilirà il futuro della città e dei suoi abitanti (personae), quanti spazi assegnare al verde pubblico, alle aree edificabili, alle aree commerciali, artigianali e industriali, alle aree coltivabili, ai servizi per la popolazione, venga progettato nel corso del 2009 coinvolgendo i cittadini con un percorso partecipativo coordinato da un esperto qualificato del settore, riconosciuto a livello nazionale?

3. Referendum propositivo per la Riqualificazione Piazzale Ex-Stazione Corriere: Vuoi che la riqualificazione dell’edificio ex stazione corriere e relativa piazza venga progettata coinvolgendo i cittadini con un percorso partecipativo coordinato da un esperto qualificato del settore, riconosciuto a livello nazionale?

4. Referendum per non consentire l’apertura del nuovo inceneritore della Sandoz:
Vuoi che il comune esprima parere negativo alle richieste di Sandoz spa e di qualsiasi altra azienda per la realizzazione, sul territorio comunale, di impianti che aggravino l’attuale grado di inquinamento atmosferico con le loro emissioni?

B. Perché ogni giorno si fa ricorso a strumenti telematici per operazioni legate alla banca ed alla moneta (pagamenti, riscossioni, bonifici, trasferimenti,...),
inserendo anche fino a 3-4 password per una stessa operazione, e nessuno parla mai di rischi sulla sicurezza?
Perché i rischi sulla sicurezza escono fuori quando si parla di opportunità del VOTO telematico?
Non oso immaginare quanti soldi si risparmierebbero per le elezioni (attualmente simbolo di diseconomie folli), anche nell'ipotesi di start-up, ovvero di copertura telematica del voto per coloro che, in via sperimentale, ne usufruirebbero da casa, con relativo effetto moltiplicatore sul numero di scrutatori e di schede (= COSTI) che si ridurrebbe in virtù del minor numero di elettori presenti fisicamente nelle sezioni; le economie di scala tenderebbero poi ad aumentare con l'estensione dello strumento di voto telematico a parti via via crescenti di elettorato.

E che dire delle due tipologie di astensionismo (necessario e di forza maggiore)?
Sia l'astensionismo necessario (legato all'essere fuori sede, all'estero, per l'università, per il lavoro,...e il cui peso percentuale è stimato essere intorno al 10%) sia l'astensionismo di forza maggiore (salute, problemi fisici e/o di deambulazione,...e il cui peso percentuale è stimato essere intorno al 3%) verrebbero ridimensionati di non poco, se non azzerati nel medio periodo.

L'impressione è che tutto ciò che ruoti intorno al concetto di banca e di interessi (commissioni, oneri accessori, tassi,...) non trovi mai opposizioni: tutto e tutti si muovono e si adoperano per il bene degli scambi (monetari), anche e soprattutto utilizzando i nuovi strumenti telematici resi disponibili dall'attuale curva socio-tecnologica.
E guai a parlare della possibilità di integrare l'attuale curva socio-tecnologica (vd. strumento del voto telematico, newsletters, blog community,...) con la curva socio-politica: perché politica e tecnologia devono essere viste a priori come una dicotomia del concetto democratico di benessere sociale?

L'interazione (e le sovrapposizioni) di tali due curve è inevitabile (ed è oggi necessaria) per l'avanzamento sulla curva più ampia del benessere sociale.

Non metabolizzare questo concetto/necessità di base è un errore equipollente, per gli amanti del laissez-faire di scuola anglo-sassone, a situazioni rischiose di "miopia di marketing".

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